Il mio orientamento terapeutico
Sono una terapeuta cognitivo-comportamentale. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una forma di terapia psicologica che si basa sul presupposto che vi sia una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Dunque per la psicoterapia cognitivo-comportamentale i disagi emotivo-psicologici sono influenzati da ciò che pensiamo e facciamo nel presente ma non trascura che ciò che si pensa e si fa nel “qui ed ora” è anche frutto di schemi conoscitivi passati, schemi che affondano le loro radici nel nostro passato più remoto, negli stili di accudimento genitoriale e, dunque, di attaccamento.
Le nostre reazioni emotive e comportamentali sono determinate dal modo in cui abbiamo appreso ad interpretare le varie situazioni, quindi dal significato che diamo agli eventi, una stessa situazione-stimolo può provocare in soggetti diversi, o nello stesso soggetto in momenti differenti, due reazioni completamente opposte.
A cosa serve la terapia cognitivo-comportamentale
Alcune volte i pensieri che abbiamo imparato a costruire su noi stessi, sugli altri o sul mondo possono essere disfunzionali, cioè possono distorcere la realtà delle cose, attivarsi in modo rigido indipendentemente dai contesti, generare pensieri automatici negativi che producono sofferenza.
Il modello cognitivo-comportamentale ipotizza che il pensiero distorto e disfunzionale sia comune a tutti i disturbi psicologici e che sia il responsabile del protrarsi delle emozioni dolorose e della sintomatologia del paziente, fino a sviluppare dei circoli viziosi che mantengono il disturbo e la sofferenza.
La terapia cognitivo-comportamentale, pertanto, interviene aiutando il paziente ad identificare i pensieri automatici negativi, le convinzioni e gli schemi cognitivi disfunzionali al fine di poter procedere con la loro destrutturazione e con la successiva ristrutturazione cognitiva, mirante all’apprendimento di nuovi schemi di conoscenza ed interpretazione della realtà.
Alcune caratteristiche della terapia cognitivo-comportamentale
- Orientata allo scopo.
Dopo la prima fase di valutazione diagnostica, si stabilisce con il paziente quali sono gli obiettivi della terapia e il piano terapeutico da adottare. Generalmente si interviene dapprima sui sintomi che, al momento, generano maggiore sofferenza poi sugli altri aspetti del disturbo. Periodicamente si verificano i progressi fatti rispetto agli scopi prefissati, anche mediante l’utilizzo di test. - Centrata sul problema attuale.
Lo scopo della terapia è la risoluzione dei problemi attuali del paziente e l’attenzione del terapeuta è rivolta soprattutto al qui e ora. In modo particolare il terapeuta cognitivo-comportamentale pone la sua attenzione su ciò che nel presente contribuisce a mantenere la sofferenza, pur considerando gli eventi passati e le esperienze infantili come utili fonti d’informazione circa l’origine e l’evoluzione dei sintomi. Alcuni esempi di problemi attuali sono la riduzione dei sintomi depressivi, la gestione dell’ansia che porta agli attacchi di panico e la risoluzione dei comportamenti compulsivi. - Basata sulla collaborazione attiva tra terapeuta e paziente.
Terapeuta e paziente collaborano attivamente per capire il problema e sviluppare delle strategie adeguate a padroneggiare la sofferenza generata dal disturbo. I due lavorano insieme per identificare, mettere in discussione e sostituire i pensieri, le convinzioni e gli schemi disfunzionali che portano allo sviluppo ed al mantenimento dei disagi emotivi. - Mira a far diventare il paziente terapeuta di se stesso.
Il terapeuta istruisce il paziente sulla natura del suo disturbo, sul processo della terapia e sulle tecniche cognitive e comportamentali. Il paziente, quindi, viene allenato a prendere consapevolezza del proprio funzionamento mentale e a utilizzare le tecniche per gestire e allievare la propria sofferenza. L’acquisizione delle abilità di gestione delle emozioni dolorose permette al soggetto di beneficiare del trattamento anche dopo la conclusione della terapia.
Altre applicazioni della terapia cognitivo-comportamentale in Età Evolutiva
Gli interventi cognitivo-comportamentali sono altrettanto efficaci nel trattamento di molti disagi legati a particolari patologie dell’Età Evolutiva: Disturbi Specifici dell’Apprendimento e/o a Disturbo da Deficit dell’Attenzione con o senza Iperattività (ADHD). Tali problematiche, se non diagnosticate e trattate per tempo, rischiano di sfociare in altri disturbi psicopatologici anche molto gravi (Disturbi della Condotta, Disturbi di Personalità, etc.).
Quando iniziare una psicoterapia
- il malessere interferisce con le nostre incombenze quotidiane, quando facciamo fatica a concentrarci, lavorare o stare bene con le persone care;
- ci sentiamo particolarmente preoccupati o molto tristi senza una reale motivazione o magari abbiamo dei comportamenti inspiegabili;
evitiamo situazioni o luoghi (fobie situazionali) per il timore che possano crearci dei profondi disagi (prendere un aereo, frequentare luoghi affollati); - il disagio psicologico, originato da eventi particolari (un lutto, una separazione o un cambiamento inaspettato) si protrae nel tempo e non si riesce più a razionalizzarlo;
- oppure, più semplicemente, abbiamo bisogno di un incontro, di un confronto per chiarirsi le idee e interpretare in modo più sereno gli eventi della nostra vita;
Quanto dura una psicoterapia
La durata di una psicoterapia è molto variabile e dipende da numerosi fattori: da quanto tempo la persona ha sopportato da sola il problema, la complessità del problema, la condizione emotiva del paziente al momento della richiesta e le sue possibilità economiche.
A volte il problema si sblocca in poche sedute permettendo alla persona di recuperare la fiducia nelle proprie capacità personali. Nessun paziente viene sequestrato dal suo terapeuta; bensì decide sempre in maniera autonoma e certo, se vuole, insieme al terapeuta, di poter scegliere il momento più adatto in cui sospendere o interrompere il suo percorso.
Chiaramente più sono complessi gli obiettivi e le situazioni che la persona si prefigge di raggiungere, di superare o comprendere e più probabilmente sarà necessario impegnare del tempo per raggiungerli.
A volte è necessario essere supportati soltanto per un breve tratto del proprio percorso di vita.
La scelta di rinnovare ogni volta l’incontro terapeutico è sempre del paziente che sceglie, in totale libertà, di valutare e decidere se proseguire o interrompere il percorso psicologico o psicoterapeutico proposto.
Chiedere, anche con un solo colloquio, il parere di uno psicoterapeuta, significa avere la totale riservatezza garantita dal segreto professionale e l’opinione di un professionista per tutti quei problemi che non si riescono a risolvere da soli.
Ogni seduta deve essere considerata come incontro unico e rinnovabile solo fissando un nuovo appuntamento.